A proposito di magia e demonologia (Nota pastorale 1° giugno 1994)
Il testo integrale della Nota pastorale della Conferenza episcopale
toscana «A proposito di magia e di demonologia» (1° giugno 1994).
INDICE:
Criteri per una corretta lettura della Nota (mons. Angelo Scola)
1. «Chiunque fa queste cose è in abominio al Signore».
2. Diffusione odierna della magia.
3. Ragioni del fenomeno.
4. Gravità del fenomeno.
5. Una Nota sulla magia e su alcuni problemi di demonologia.
Prima parte
LA MAGIA E LE SUE FORME
6. Distinzione oggettiva tra religione e magia.
7. Possibilità di influsso del pensiero magico sul comportamento religioso.
8. Magia «bianca» e magia «nera».
9. Divinazione e spiritismo.
Seconda parte
GIUDIZIO DOTTRINALE DELLA CHIESA
10. «Io sono il Signore, vostro Dio».
11. Incompatibilità tra magia e fede.
12. La magia come atto moralmente illecito.
Terza parte
MALEFICIO, POSSESSIONE DIABOLICA E INTERVENTO DELLA CHIESA
13. Il maleficio e la sua inaccettabilità.
14. Azione di satana e possessione.
15. La libertà del cristiano e la vittoria di Cristo.
16. Discernimento e livelli di intervento della Chiesa.
17. Gli esorcismi.
18. Le benedizioni.
Conclusione
URGENZA DI UNA NUOVA EVANGELIZZAZIONE
19. Magia e nuova evangelizzazione.
20. Nuova evangelizzazione e demonologia.
21. Operatori pastorali e nuova evangelizzazione.
22. L'assoluta e insostituibile Signoria di Cristo.
Criteri per una corretta lettura della Nota
Questa nuova edizione della Nota dei Vescovi toscani dal titolo «A proposito
di magia e demonologia» offre l'opportunità di ben precisare lo scopo che ha
spinto i presuli a intervenire su questo argomento. Non è stato certo quello
di assecondare ulteriore curiosità su questi problemi o di dar loro un peso
maggiore di quanto già non abbiano. Il loro desiderio è ben sintetizzato dal
titolo dell'ultimo paragrafo della Nota: «L'assoluta e insostituibile
signoria di Cristo».
I Vescovi intendono sostenere la fede di tutti i fedeli nella vittoria che
Cristo ha già conquistato sul maligno. Una vittoria che deve liberare dalla
paura e dalla ricerca di mezzi magici per affrontare le difficoltà della
vita che, soprattutto in una società come la nostra, si presentano talora
con il risvolto di una drammaticità e di una sofferenza assai intense.
Il Signore Gesù e Lui solo ha il potere di far precipitare l'accusatore
degli uomini e di rendere vittoriosi i suoi fratelli. E questo attraverso
un'esistenza normale, quotidiana, vissuta nella grande famiglia ecclesiale.
Una vita fatta di fede consolidata ogni giorno nella preghiera a Dio Padre,
nei sacramenti, nella comunione vissuta con i propri fratelli e testimoniata
nelle diverse situazioni dell'esistenza cui ogni cristiano è chiamato. Gesù
ci ama e ci libera dal peccato, a Lui possiamo veramente rivolgerci col
cuore di figli in ogni situazione di bisogno. Questo è il nucleo centrale
della Nota. Da ciò mi pare conseguano dei criteri di lettura. Li vorrei
brevemente enucleare.
Anzitutto una simile Nota va presa nella sua integralità. Non si deve
estrapolare da essa qualche passaggio, magari relativo ai problemi che gli
strumenti di comunicazione di massa più volentieri enfatizzano, come quelli
connessi alle tecniche della magia o alla possessione diabolica. E
necessaria invece la pazienza di assumere tutti i contenuti esposti secondo
una gerarchia che ha proprio nel paragrafo finale la sua chiave di volta. Il
cristiano allora si sentirà invitato a non cercare altrove che in Cristo la
propria salvezza e, quando sarà nel bisogno e nella prova, saprà volgersi a
Cristo secondo le modalità normali che la Chiesa mette a disposizione per la
nostra vita quotidiana.
Un secondo criterio di lettura è offerto in modo particolare ai sacerdoti.
Sono invitati a non cadere in un pregiudizio razionalistico nei confronti
dei fenomeni connessi alla possibilità straordinaria dell'azione dei maligno
e a riconoscere che questa possibilità, anche se estrema, esiste. Essi sanno
che il maligno normalmente opera inducendo l'uomo al peccato, tuttavia, come
pastori umili e sapienti, non possono negare la possibilità della sua azione
straordinaria che sarà da discernere con prudenza e discrezione. Questo è
domandato in modo speciale agli esorcisti che operano in dipendenza dai
Vescovi, nella coscienza di essere investiti da una missione, che è una
missione ecclesiale, alla quale debbono servire e dalla quale, in ogni
momento, devono essere pronti a rendere conto ai loro Pastori. Ai sacerdoti
si chiede anche di prevenire per sé e per i fedeli il rischio opposto:
quello di una facile creduloneria che spinga a vedere, sempre e comunque,
l'azione straordinaria del maligno, dimenticando quella ordinaria che è di
gran lunga la più massiccia e insidiosa. Sarà tuttavia loro cura farsi
carico in ogni momento della sofferenza di quanti si rivolgono a loro per
questi problemi, aiutandoli a cogliere la domanda di senso cristiano
dell'esistenza che la loro prova contiene.
Appare così il terzo criterio. Esso è offerto alle comunità cristiane come
tali affinché, essendo realmente missionarie, sappiano annunciare con
chiarezza l'avvenimento di Cristo morto e risorto come la cifra in cui ogni
aspetto dell'esistenza trova spiegazione. La comunità cristiana è chiamata a
diventare luogo di incontro visibile con Cristo, di rapporti rinnovati in
nome Suo e di condivisione di quanti sono nel bisogno materiale e
spirituale. Deve essere una cellula vitale in cui l'uomo di oggi che,
nonostante le tecnologie sofisticate della nostra civiltà, è spesso preda
del panico e dell'angoscia possa in Cristo Signore trovare la pace.
I Vescovi toscani hanno voluto, con particolare riferimento alla situazione
socio-culturale della loro terra, riproporre la dottrina tradizionale della
Chiesa in tema di magia e di demonologia. L'hanno fatto per consentire alle
loro comunità di camminare più spedite. Sono certi che l'affidamento a Maria
aiuterà i loro fedeli a vivere quella povertà dello spirito in cui risplende
una fede luminosa e un'umanità liberata.
I Vescovi toscani auspicano che quanti, anche fuori dalla loro regione, si
accosteranno a questa Nota, abbiano a rispettare queste intenzioni profonde
che hanno animato questo loro atto di Magistero.
+Angelo Scola
Vescovo di Grosseto
«Quando sarai entrato nel paese che il Signore tuo Dio sta per
darti, non imparerai a commettere
gli abomini delle nazioni che vi abitano. Non si trovi in mezzo a te chi
immola, facendoli passare per il fuoco, il figlio o la sua figlia, né chi
esercita la divi nazione o il sortilegio o l'augurio o la magia; né chi
interroga i morti, perché chiunque fa queste cose è in abominio al Signore».
(Dt 18,9-12)
1. «Chiunque fa queste cose è in abominio al Signore»
L'ammonimento biblico è oggi più attuale che mai. Come Vescovi toscani
sentiamo il dovere di riproporlo, con chiarezza, ai nostri fedeli.
Assistiamo, infatti, ad un impressionante ritorno alle pratiche magiche. Il
fenomeno tende ad imporsi nella vita collettiva e personale di migliaia di
individui, compresi gli stessi fedeli. Secondo i dati più recenti gli
«utenti di magia» in Italia sarebbero quasi 12 milioni di persone. Il
fenomeno ci preoccupa sia come indice di una grave situazione di smarrimento
esistenziale, sia per i presupposti di pensiero e i comportamenti pratici
che suppone.
2. Diffusione odierna della magia
Alla magia di matrice agricola e pre-industriale sedimentata nella storia
delle nostre popolazioni, si sovrappongono oggi forme divinatorie che si
ammantano di ibridi di cultura, di «psicologia selvaggia» e di riferimenti
esoterici. Maghi e mistificatori, falsi profeti e sedicenti illuminati
plagiano adepti ed estorcono denari, presentando come «rivelazioni» e
«verità segrete» concezioni di vita di una povertà sconvolgente e - quel che
è peggio - devianti dalla verità della fede. Gli operatori di magia che si
attribuiscono il potere di risolvere problemi di amore, di salute e di
ricchezza o pretendono di togliere il cosiddetto «malocchio» o le «fatture»
sono individui che reclamizzano se stessi con inserzioni a pagamento sui
giornali, ostentano attestati accademici e si fanno pubblicità sugli schermi
televisivi. Non è esagerato parlare di «un'industria della magia».
3. Ragioni dei fenomeno
Come si spiega che in un'epoca caratterizzata da uno sviluppo così ricco dei
pensiero scientifico e razionale si verifichi una diffusione tanto vasta di
attività di tipo magico-occultista? La crescita del fenomeno, almeno in
termini generali, può essere collegata ad istanze esistenziali come il
bisogno di concezioni totalizzanti della vita, in grado di render ragione
del mistero che l'avvolge, la richiesta di liberazione dal dolore, dal male
e dalla paura della morte, la ricerca di rassicurazioni che consentano di
superare situazioni di ansia e di paura, le incertezze del domani e il
bisogno di punti di riferimento, specie dopo la caduta del mito illuminista
del progresso e il crollo delle ideologie populiste e borghesi. Istanze
reali e drammatiche che conducono alcuni a scegliere la scorciatoia di
rivolgersi a forme o persone che si presentano sotto l'apparenza dei
«soprannaturale», attendendo da esse la soluzione agli interrogativi e alle
difficoltà del presente.
Va in questa direzione la confusa ricerca di «fatti straordinari e
miracolistici» reperibile nello stesso ambiente cristiano; una ricerca che a
volte si appella ad un falso misticismo o a fenomeni di «rivelazioni
private», altre volte arriva addirittura a volgersi a riferimenti
demonologici, senza alcuna ragionevole verifica e al di fuori di
un'autentica maturità di fede. Tra le cause del diffondersi della magia è
infatti da annoverare soprattutto una grave carenza di evangelizzazione che
non consente ai fedeli di assumere un atteggiamento critico nei confronti di
proposte che rappresentano solo un surrogato del genuino senso religioso e
una triste mistificazione dei contenuti autentici della fede.
4. Gravità dei fenomeno
Il fenomeno della magia si presenta, peraltro, come notevolmente
diversificato e complesso: si va da forme generiche di superstizione a
pratiche magiche di diverso livello, dalla divinazione allo spiritismo fino
a gruppi e sette sataniche che organizzano riunioni e messe nere. La sua
attuale espansione costituisce un segnale allarmante per il nostro stesso
tempo. Come ha giustamente osservato il card. J.Ratzinger: «La cultura atea
dell'Occidente moderno vive ancora grazie alla libertà dalla paura dei
demoni portata dal cristianesimo. Ma se questa luce redentrice del Cristo
dovesse spegnersi, pur con tutta la sua sapienza e con tutta la sua
tecnologia, il mondo ricadrebbe nel terrore e nella disperazione. Ci sono
già segni di questo ritorno di forze oscure, mentre crescono nel mondo
secolarizzato i culti satanici».
5. Una Nota sulla magia e su alcuni problemi di demonologia
Come Vescovi a cui è affidata la responsabilità delle Chiese particolari
della Toscana, sentiamo il dovere di intervenire in questa materia per
mettere in guardia i fedeli e le nostre comunità dall'invasione di
orientamenti di pensiero e di comportamento che minano le radici stesse
della fede e del suo autentico significato. In questa Nota non ci occupiamo
dei fenomeni che riguardano la scienza, dalla medicina alla psichiatria,
alla parapsicologia, a certe ricerche scientifiche sull'astrologia o dei
fatti di guarigione di diversa natura oppure dei rapporti tra il paranormale
e la religione. Il nostro intervento è di natura esclusivamente
teologico-pastorale. Analizziamo il fatto della magia e le sue diverse forme
(prima parte); riproponiamo il giudizio dottrinale della Chiesa (seconda
parte); ci soffermiamo sui problemi specifici del «maleficio» e della
«possessione diabolica», indicando il senso e le condizioni d'intervento
della Chiesa (terza parte). La conclusione insiste sulla necessità di una
nuova evangelizzazione, intenta a prevenire i fenomeni denunciati e a
proporre positivamente un cristianesimo adulto, capace di discernimento
sapienziale e di annuncio dell'autentico «Vangelo della salvezza», di carità
e di preghiera verso situazioni di sofferenza. La consapevolezza che fonda
il nostro intervento deriva dalla fede nella vittoria del Signore risorto
sul male e sul maligno: una vittoria che orienta i cristiani a comprendere
la loro esistenza in termini di vita nuova in Cristo, di luce e di grazia.
Prima parte
LA MAGIA E LE SUE FORME
6. Distinzione oggettiva tra religione e magia
Il problema di una definizione della magia è per sé arduo per la varietà del
fenomeno. Un dato fondamentale sembra tuttavia acquisito tra gli studiosi:
la distinzione oggettiva che dev'essere posta, sul piano
antropologico-culturale, tra «religione» e «magia». La distinzione deriva
dal diverso modo con cui le due esperienze si rapportano al trascendente:
la religione dice riferimento diretto a Dio e alla sua azione, tanto che non
esiste e non può esistere esperienza religiosa senza un tale riferimento; la
magia implica una visione dei mondo che crede all'esistenza di forze occulte
che influiscono sulla vita dell'uomo e sulle quali l'operatore (o il
fruitore) di magia pensa di poter esercitare un controllo mediante pratiche
rituali capaci di produrre automaticamente degli effetti; il ricorso alla
divinità - quando c'è - è meramente funzionale, subordinato a queste forze e
agli effetti voluti. La magia non ammette infatti alcun potere superiore a
sé; essa ritiene di poter costringere gli stessi «spiriti» o «demoni»
evocati a manifestarsi e a compiere ciò che essa richiede. Anche oggi chi
ricorre alla magia non pensa anzitutto di riferirsi a Dio - ai Dio personale
della fede e alla sua provvidenza sul mondo - ma piuttosto a forze occulte
impersonali, sovrumane e sovramondane, imperanti sulla vita del cosmo e
dell'uomo. Da queste forze ritiene di difendersi con il ricorso a gesti di
scongiuro e ad amuleti, o presume di carpirne i benefici con formule di
incantesimo, filtri o azioni collegate agli astri, al creato o alla vita
umana. Rientra in questo contesto il carattere produttivo dell'azione
magica, la quale non ammette - una volta posta in atto secondo le modalità
richieste - alcuna possibilità di fallimento. Ciò avviene in svariate forme.
C'è la magia imitativa, secondo la quale il simile produce il simile: il
versare dell'acqua per terra porterà la pioggia, il trafiggere gli occhi di
un pupazzo accecherà o farà morire la persona da esso rappresentata. C'è la
magia contagiosa, in base a cui il contiguo agisce sul contiguo o una parte
sul tutto, al punto che è sufficiente mettere in contatto due realtà,
animate o inanimate, perché una forza benefica o malefica si trasmetta
dall'una all'altra: così il «toccare ferro» o il «gettare del sale» terrà
lontano da influssi negativi o da iettature in relazione a virtù speciali
affidate a questi elementi. Esiste, infine, la magia incantatrice, la quale
attribuisce un potere particolare a formule o azioni simboliche, ritenute
capaci di produrre degli effetti evocati o da esse indicati.
La magia, in qualunque forma sia espressa, rappresenta un fenomeno che non
ha niente a che vedere - sul piano oggettivo - con il genuino senso della
religione e con il culto di Dio; al contrario, è sua nemica e antagonista.
Giustamente la ragione scientifica contemporanea (o semplicemente la ragione
elementare) considera la magia come una forma di irrazionalità sia in
rapporto alle concezioni prelogiche a cui si richiama sia in ordine ai mezzi
a cui si affida o ai fini che persegue. Sull'origine della magia vi sono
opinioni diverse tra gli studiosi. Qualcuno ne individua la sorgente in
un'autosuggestione o «nevrosi ossessiva» dell'individuo o della società.
Qualche altro la spiega come reazione difensiva o distorta dell'idea della
provvidenza divina. Non manca chi, andando oltre, arriva ad individuare
nella magia l'espressione di una volontà di potenza dell'uomo orientata
all'attuazione del suo sogno archetipo: essere Dio. Di fatto, qualunque sia
la spiegazione da cui si muove, con la credenza magica si manifesta una
sorta di riedizione di quella tentazione dei primordi che è stata
all'origine dei primo peccato, presente nel cuore dell'uomo come tendenza e
subdola suggestione dei tentatore.
7. Possibilità di influsso del pensiero magico sul comportamento religioso
Si deve peraltro osservare che se religione e magia oggettivamente
rappresentano due fenomeni distinti, soggettivamente essi possono talvolta
convergere sotto alcuni aspetti; e questo può avvenire nella stessa vita dei
cristiani.
Il pensiero magico si caratterizza per due attitudini essenziali: il
sentimento dei desiderio di ottenere qualcosa che non si possiede o il
sentimento della paura che spinge a pensare di porre dei poteri occulti al
proprio servizio, e la netta separazione tra rito e vita. Per poter
rispondere a queste istanze la magia, basandosi sulla credenza in forze
misteriose in grado di giungere al di là delle semplici cause fisiche
naturali, attiva dei rituali cui attribuisce un'efficacia diretta, a
prescindere da Dio e dalla sua azione, in ordine al conseguimento
dell'effetto inteso o sollecitato dal desiderio. L'operatività di questi
rituali non ha alcun rapporto, nella percezione del soggetto, con il suo
atteggiamento etico e con le sue opzioni esistenziali. A causa della sua
struttura fondamentale, infatti, la magia non implica per sé alcun legame
con le scelte morali della persona e con i suoi doveri: un individuo può
tenere un comportamento riprovevole o vivere in situazioni di colpa, di
egoismo o di odio, ma niente di tutto questo, almeno in linea di principio,
potrà essere di impedimento perché il rituale magico esattamente osservato o
instancabilmente ripetuto produca gli effetti che gli sono attribuiti.
È evidente che l'autentico significato della religione e, soprattutto, la
nozione cristiana di liturgia non hanno niente a che vedere con queste
componenti del pensiero magico. Nonostante ciò, soggettivamente, si possono
creare delle sovrapposizioni e perfino delle collusioni. Proprio perché
l'origine della magia non sta nella ragione, ma nel sentimento, anche nel
credente si può verificare una dissociazione dello stesso tipo: con la
ragione egli è consapevole di porre in atto dei gesti cristiani nei quali sa
che opera Dio e la sua grazia, ma sul piano dei sentimento ciò che sta
funzionando in lui può essere un'attitudine di tipo magico, legata solo al
desiderio di ottenere qualcosa o di sfuggire ad una forza impersonale di cui
ha paura. Considerazioni analoghe valgono per la concezione dei gesto
sacramentale quando sia inteso in un modo automatico e «cosifatico», al di
fuori di una corretta concezione di Dio e del sacramento stesso, o sia
separato dalle disposizioni di fede e dalla risposta di vita che esige. Il
rito sacramentale nel quale è all'opera la grazia di Cristo esige il
coinvolgimento personale dei credente e l'adeguazione della vita a quanto si
proclama con l'atto celebrativo e si riceve in dono da Dio. Da questi
pericoli vogliamo mettere in guardia i nostri fedeli, invitandoli ad una
permanente riscoperta del senso autentico del «rito» della Chiesa in ordine
ad una piena maturità di fede e ad una reale corrispondenza tra ciò che si
crede, si celebra e si vive. Sussiste, infatti, un rapporto inseparabile tra
fede, culto ed esistenza cristiana.
Lo scopo di questa Nota, tuttavia, non è anzitutto quello di esaminare il
pericolo di un'interferenza del pensiero magico col comportamento dei
cristiani, ma piuttosto di denunciare il fenomeno della magia in sé e nelle
sue diverse forme, seppur senza mai dimenticare i riflessi che esso può
avere sulla vita e la prassi liturgica dei fedeli.
8. Magia «bianca» e magia «nera»
Tradizionalmente si è soliti distinguere tra magia «bianca» e magia «nera».
La distinzione ha un suo significato, specialmente per il diverso livello di
responsabilità morale a cui rimanda.
La dizione di magia «bianca» può essere riferita a due pratiche molto
diverse fra loro. Si può intendere con essa l'arte di operare prodigi con
mezzi naturali; in questo senso equivale ai giochi di prestigio o ai
fenomeni di illusionismo. È evidente che una simile arte - purché non si
compia con mezzi illeciti e non sia indirizzata a fini disonesti - è per sé
innocua e legittima. Non alludiamo ad essa in questa Nota. Altro è invece
se, per magia «bianca», si intendono forme di intervento che presumono di
mirare a scopi, sia pure benefici come il ripristino di un rapporto di
amore, la guarigione da una malattia, la risoluzione di problemi economici e
così via, ma con il ricorso all'uso di mezzi inadeguati come talismani e
amuleti, portafortuna e filtri, credenze in combinazioni di carte, persone o
eventi, oppure con il riferimento a pratiche mediche centrate su arti
occulte o poteri «sovrumani». E chiaro che in questo caso entrano in gioco
sia forme di superstizione che truffe e comportamenti ingannevoli, contrari
alla natura stessa della fede e quindi illeciti e inaccettabili, quando non
addirittura pericolosi per la stessa integrità psico-fisica e la vita morale
di coloro che ne sono vittime.
Ancora più grave è la magia «nera». Essa si richiama, in modo diretto o
indiretto, a poteri diabolici o comunque presume di agire sotto un qualche
loro influsso. Di norma, la magia «nera» è indirizzata a scopi malefici
(procurare malattie, disgrazie, morte) o ad influenzare il corso degli
eventi a propria utilità, specialmente per conseguirne vantaggi personali
come onori, ricchezze o altro. Si chiama magia «nera» per i metodi a cui
ricorre e per i fini che persegue. Questa forma di magia è una vera e
propria espressione di anticulto, indirizzata a far diventare i suoi adepti
«servi di satana». Rientrano in essa tutti quei riti esoterici, a sfondo
satanico, che hanno il loro apice nelle cosiddette messe nere. Una simile
forma di magia, di fatto, non si esprime senza un influsso del «padre della
menzogna» (Gv 8,44), il quale - come insegna la Scrittura - tenta in tutti i
modi di deviare l'uomo dalla verità e condurlo all'errore e al male (1 Pt
5,8), nonostante la sconfitta subita con la venuta del Figlio di Dio nel
mondo (Lc 10,18) e il trionfo glorioso della sua risurrezione (Fil 2,911).
9. Divinazione e spiritismo
Alla magia, di entrambe le forme, si collega la divinazione: una pratica che
in senso stretto costituisce un tentativo di voler predire il futuro in base
a segni tratti dal mondo della natura o in rapporto all'interpretazione di
presagi o sorti di diverso genere; in senso più largo, specie fra la gente
più semplice, rappresenta un misto di credulità e di ingenue intenzioni
indirizzate a conoscere in anticipo, con l'uso di particolari mezzi o arti,
qualche fatto che dovrà accadere. Fanno parte della divinazione,
l'astrologia (presumere di individuare il futuro libero degli uomini negli
astri o nell'ordinamento delle stelle), la cartomanzia (il farsi predire
l'avvenire con le carte, i cosiddetti «tarocchi»), la chiromanzia
(decifrazione delle linee della mano) e forme simili. La peggiore e più
grave espressione di divinazione è la necromanzia o spiritismo, ossia il
ricorso agli spiriti dei morti per entrare in contatto con loro e svelare il
futuro o qualche suo aspetto. Le sedute spiritiche appartengono a questo
genere di magia. In tali sedute i partecipanti e i medium (edizione moderna
degli antichi necromanti) si prodigano nell'invocazione delle anime dei
defunti (ad esempio presunte registrazioni di voci dall'oltretomba); in
realtà essi introducono una forma di alienazione dal presente e operano una
mistificazione della fede nell'aldilà, generalmente con trucchi, agendo di
fatto come strumenti di forze del male che li usano spesso per fini
distruttivi, orientati a confondere l'uomo e ad allontanarlo da Dio.
Interagiscono con questi differenti tipi di divinazione i molteplici gruppi
esoterici e occultisti di antica origine o di recente nascita (dalla
teosofia all'antroposofia fino alla New age) che presumono di «aprire una
porta» per far entrare nella conoscenza di verità nascoste ed acquisire
poteri spirituali speciali. Simili gruppi generano un grande smarrimento
nella mente della gente, specialmente dei giovani, e conducono a
comportamenti quanto mai discutibili e gravi dal punto di vista cristiano.
Né si può dimenticare quel grande movimento iniziatico-magico che è la
massoneria, almeno in alcuni suoi gruppi e forme derivate. Nella maggior
parte dei casi si tratta di una riedizione di culti gnostici che
ripropongono l'antica idea di magia come volontà di potenza indirizzata a
mettere al proprio servizio le forze occulte (buone o cattive) che si
ritiene agiscano nel mondo. Questi gruppi si presentano come «vie di
salvezza» (di qui il loro carattere segreto, i rituali posti in atto e il
ricorso alla figura di un leader dotato di poteri eccezionali), talvolta
impiegando il nome stesso di Gesù Cristo o facendo ricorso a riti che
vorrebbero essere «sacramentali».
È evidente l'inaccettabilità di questi gruppi e delle loro pratiche. Al
posto del senso religioso, della ricerca di Dio e della vita sacramentale,
introducono prassi magiche, assetti di pensiero e di vita del tutto
incompatibili con la verità della fede. Non mancano neppure gruppi in cui si
verificano abusi di carattere sessuale, con conseguenze preoccupanti per le
persone coinvolte sia a livello morale che psichico. Non finiremo mai di
mettere in guardia i fedeli dal pericolo di queste sette e dai loro errori,
ripetendo l'invito di Paolo a Timoteo: «Verrà un giorno in cui non si
sopporterà più la sana dottrina, ma per prurito di udire qualcosa, gli
uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di
dare ascolto alla verità per volgersi alle favole» (2 Tm 4,3-4); o il
richiamo di Giovanni:
«Non prestate fede ad ogni ispirazione, ma mettete alla prova le ispirazioni
per saggiare se provengono veramente da Dio, perché molti falsi profeti sono
comparsi nel mondo» (1 Gv 4,1).
La conoscenza integrale del Vangelo e l'incontro vissuto con Cristo nella
Chiesa, sua Sposa, rappresentano il miglior antidoto a simili forme di
neopaganesimo. Occorre tuttavia che i credenti siano adeguatamente
evangelizzati sul fondamento della fede nel Signore risorto,
dell'accoglienza della sua parola e dei suoi sacramenti e di un'autentica
esperienza di preghiera e di vita ecclesiale.
Seconda parte
GIUDIZIO DOTTRINALE DELLA CHIESA
10. «Io sono il Signore, vostro Dio»
La Chiesa in genere non si è preoccupata di entrare in modo troppo analitico
nei dettagli del fenomeno della magia; la sua condanna, tuttavia, è stata
costante e inequivocabile, in linea con quanto insegna la Sacra Scrittura. È
nota l'estrema durezza dell'Antico Testamento contro chi pratica la magia
(Es 22,17); (Lv 20,27). La ragione di tanta severità risiede nel fatto che
la magia è un rifiuto del vero e unico Dio. «Non vi rivolgete ai negromanti
nè agli indovini; non li consultate... Io sono il Signore, vostro Dio» (Lv
19,31). «Se un uomo si rivolge ai negromanti e agli indovini per darsi alle
superstizioni dietro a loro, io volgerò la faccia contro quella persona...
perché io sono il Signore, vostro Dio» (Lv 20,6-7). La magia, nella visione
biblica, rappresenta un atto di apostasia dal Signore, unico salvatore dei
suo popolo (Dt 13,6), ed equivale ad un gesto di ribellione nei confronti di
Dio e della sua parola(1 Sam 15,23). «Io, io sono il Signore, fuori di me
non v'è salvatore. Io ho proclamato in anticipo e ho salvato» (Is 43,11-12).
Altro è la profezia, annunciatrice della salvezza del Signore, altro i
presagi degli indovini e dei maghi, portatori di falsità e di inganno (Ger
27,9); (Ger 29,8); (Is 44,25); (Is 47,12-15). Darsi alla magia è come
consegnarsi alla prostituzione.
«Il mio popolo consulta il suo pezzo dileguo e il suo bastone gli dà il
responso, poiché uno spirito di prostituzione li svia, e si prostituiscono
allontanandosi dal loro Dio» (Os 4,12); (Is 2,6); (Is 3,2-3).
Il Libro della Sapienza rileva ironicamente come i riti magici, anziché
salvare, conducano ad una situazione addirittura peggiore. «Fallivano i
ritrovati della magia e la loro baldanzosa pretesa di sapienza. I maghi
promettevano di cacciare timore e inquietudine dall'anima malata, e cadevano
malati per uno spavento ridicolo» (Sap 17,7-8).
Il Nuovo Testamento si situa nella stessa linea quando, nel richiedere la
fede nell'unico Signore Gesù e il battesimo nel suo nome, esige il rifiuto
di ogni mentalità e comportamento magici (At 8,9-13); (At 19,18-20).
Sussiste, infatti, una netta opposizione tra l'annuncio della fede e la
magia (At 13,6-12); (At 16,16-24). I veri credenti sono chiamati ad
affidarsi all'unico profeta, il Signore Gesù, Figlio prediletto del Padre
(Mc 1,11) e alle Sacre Scritture donate dallo Spirito alla sua Chiesa (2 Pt
1,16-21). La «stregoneria», in qualunque forma si manifesti, fa parte delle
opere che estromettono dall'eredità del Regno di Dio (Gal 5,20), tanto che
l'Apocalisse esclude dalla Gerusalemme celeste i «menzogneri» e
«fattucchieri» di qualsiasi genere (Ap 9,21); (Ap 18,23); (Ap 21,8); (Ap
22,15).
La magia infatti sostituisce Dio con delle creature e rappresenta una
ripresa di quella tentazione diabolica a cui Gesù stesso si è voluto
sottoporre, vincendola: «Il diavolo.., gli disse: ?Ti darò tutta questa
potenza e la gloria di questi regni... Se ti prostri dinanzi a me, tutto
sarò tuo?. Gesù gli rispose: ?Sta scritto: Solo al Signore Dio tuo ti
prostrerai, lui solo adorerai?» (Lc 4,6-8).
11. Incompatibilità tra magia e fede
E tale è l'insegnamento costante della tradizione cristiana. Già la
«Didaché», tra le vie che conducono alla morte, accanto all'idolatria, pone
la magia e gli incantesimi. Taziano, verso la fine del II secolo, elabora
una dura polemica contro il fatalismo astrale nel quale vede una forma di
potere del demonio sull'umanità. Ippolito, nella «Tradizione apostolica»,
esclude dal battesimo maghi, astrologi e indovini. Tertulliano pronuncia
parole severissime verso tutti gli operatori di magia: «Di astrologi, di
stregoni, di ciarlatani d'ogni risma, non si dovrebbe nemmeno parlare.
Eppure, recentemente, un astrologo che dichiara di essere cristiano ha avuto
la sfacciataggine di fare l'apologia del suo mestiere! È dunque necessario
ricordare, sia pure brevemente, a lui e ai suoi simili, ch'essi offendono
Dio, mettendo gli astri sotto la protezione degli idoli e facendo dipendere
da loro la sorte degli uomini. L'astrologia e la magia sono turpi invenzioni
dei demoni».
Un giudizio questo condiviso dalla maggioranza dei padri della Chiesa.
Secondo Agostino, la magia è demoniaca; la religione cristiana all'opposto è
vittoria sul potere del demonio e rottura completa con tale mondo.
Di fronte alle difficoltà dei neo-convertiti ad abbandonare le antiche
pratiche magiche, la condanna si fa così forte e massiccia da finire per
trasferire a carico del demonio tutta la magia, in ogni sua forma,
identificata con la possessione diabolica. Se la posizione di san Tommaso
rimane estremamente equilibrata, non mancano testi che, specie nel tardo
medioevo, tendono ad accentuazioni eccessive, arrivando a sviluppare l'idea
del «maleficio» come di un potere che esseri umani, specialmente donne,
possono esercitare sugli altri, avendo patteggiato con il demonio la
cessione della propria anima in cambio di capacità preternaturali da
esercitare in vita. Un'idea che ha condotto nei secoli XV-XVIII alla triste
storia delle persecuzioni di streghe e maghi. Questa vicenda, pur tenendo
conto del contesto e della difficoltà di un giudizio storico a posteriori,
rimane mortificante per la cristianità occidentale. Non dobbiamo dimenticare
d'altra parte che, anche in quelle circostanze, non sono mancati uomini
coraggiosi come Cornelius Loos e il gesuita E von Spes in Germania che, in
nome della fede, si sono opposti a simili eccessi.
Le vicende di quei secoli, in ogni caso, devono rendere i cristiani cauti
nel giudicare la magia come un effetto diretto - sempre e in ogni
circostanza - dei demonio. Dal punto di vista teologico, peraltro, non si
può razionalisticamente ridurre la realtà delle pratiche magiche, specie
quelle «nere», solo ad un fenomeno psichico deviante o ad un semplice atto
peccaminoso dell'uomo. In tali pratiche non si può escludere un'azione o
dipendenza da satana, avversario giurato dei Signore Gesù e della sua
salvezza. Il diavolo - come ci insegna l'Apocalisse - sino alla fine dei
tempi userà tutti i suoi poteri e la sua sagacia per ingannare i battezzati
ed ostacolare la piena attuazione dei progetto salvifico di Dio sul mondo.
«Tutta intera la storia umana afferma il Concilio Vaticano II - è pervasa da
una lotta tremenda contro le potenze delle tenebre, lotta cominciata fin
dall'origine del mondo, che durerà fino all'ultimo giorno. Inserito in
questa battaglia, l'uomo deve combattere senza soste per poter restare unito
al bene, né può conseguire la sua interiore unità se non a prezzo di grandi
fatiche, con l'aiuto della grazia di Dio» (GS 37).
12. La magia come atto moralmente illecito
Il cristiano non può accettare la magia perché non può accettare di
posporre il vero Dio alle false credulità. Allo stesso modo non può
accettare di ritenere che la sua vita sia dominata da forze occulte
manipolabili a piacimento con riti magici o che il suo futuro sia scritto in
anticipo nei movimenti stellari o in altre forme di presagio. «Dio - dice il
Catechismo della Chiesa Cattolica - può rivelare l'avvenire ai suoi profeti
o ad altri santi. Tuttavia il giusto atteggiamento cristiano consiste
nell'abbondanarsi con fiducia nelle mani della Provvidenza per ciò che
concerne il futuro e a rifuggire da ogni curiosità malsana a questo
riguardo. L'imprevidenza può costituire una mancanza di responsabilità».
La magia «nera», in particolare, rappresenta una colpa gravissima per il
credente. Ciò vale - in diversa misura - per la divinazione e lo spiritismo.
«Tutte le forme di divinazione - spiega il Catechismo universale - sono da
respingere: ricorso a satana o ai demoni, evocazione dei morti o altre
pratiche che a torto si ritiene ?svelino? l'avvenire. La consultazione degli
oroscopi, l'astrologia, la chiromanzia, l'interpretazione dei presagi e
delle sorti, i fenomeni di veggenza, il ricorso ai medium occultano una
volontà di dominio sul tempo, sulla storia ed infine sugli uomini ed insieme
un desiderio di rendersi propizie le potenze nascoste. Sono in
contraddizione con l'onore e il rispetto, congiunto a timore amante che
dobbiamo a Dio solo».
Riconoscendosi chiamato da Dio a vivere la propria esistenza come risposta
libera al suo progetto di amore nell'accoglienza della grazia, il battezzato
rifiuta ogni forma di pratiche magiche nella misura stessa in cui esse
costituiscono una deviazione dalla verità rivelata, sono contrarie alla fede
in Dio Creatore e al culto esclusivo che gli è dovuto, opposte al
riconoscimento di Gesù Cristo come unico Redentore dell'uomo e del mondo e
al dono del suo Spirito, e quindi si pongono in contrapposizione con
l'integrità della professione credente e pericolose per la salvezza. «Tutte
le pratiche di magia e di stregoneria con le quali si pretende di
sottomettere le potenze occulte per porle al proprio servizio ed ottenere un
potere soprannaturale sul prossimo fosse anche per procurargli la salute -
sono gravemente contrarie alla virtù di religione. Tali pratiche sono ancor
più da condannare quando si accompagnano ad un'intenzione di nuocere ad
altri o quando in esse si ricorre all'intervento dei demoni. Anche portare
amuleti è biasimevole. Lo spiritismo spesso implica pratiche divinatorie o
magiche. Pure da esso la Chiesa mette in guardia i fedeli. Il ricorso a
pratiche mediche, dette tradizionali, non legittima né l'invocazione di
potenze cattive, né lo sfruttamento della credulità altrui».
Le stesse ricerche di fenomeni paranormali o di poteri «eccezionali», come
visioni a distanza, «viaggi» nell'aldilà o produzione di «fluidi», in quanto
atti fini a se stessi, possono essere svianti e pericolose per il giusto
equilibrio umano e per l'autentico vissuto della fede battesimale. Molti di
questi fenomeni appartengono all'ambito della parapsicologia e quindi al
dominio della scienza, anche se rimangono di difficile spiegazione. Talvolta
presentano un margine di misteriosità che può generare degli interrogativi
sul senso della vita e della morte. In genere tuttavia sono utilizzati per
fini ambiguamente e falsamente religiosi o addirittura per scopi di
guadagno, come è successo in alcuni casi avvenuti nella nostra stessa
Regione. Mettiamo in guardia i fedeli dal cadere in simili forme di
strumentalizzazione e dai pericoli che vi sono connessi. L'autentico senso
della fede non ha bisogno di simili riferimenti. Il discepolato descritto
dal Vangelo richiede l'incontro semplice e autentico con Gesù Signore e
Maestro, e rifugge da forme di ricerca dello «straordinario». Credere in
Gesù, convertirsi alla sua parola e mettersi alla sua sequela, in comunione
con tutta la Chiesa, è il paradigma di riferimento essenziale da cercare e
perseguire, come hanno fatto milioni e milioni di credenti dalle origini ad
oggi, senza lasciarsi sviare da concezioni e comportamenti miracolistici e
vani.
Terza parte
MALEFICIO, POSSESSIONE DIABOLICA E INTERVENTO DELLA CHIESA
13. II maleficio e la sua inaccettabilità
Una forma particolare di magia, finalizzata a nuocere al prossimo,
è rappresentata dal cosiddetto maleficium. Tommaso d'Aquino l'annovera tra i
peccati mortali.
Volgarmente viene chiamato «malocchio» («male fatto con lo sguardo») o
«fattura» («fare qualcosa di simbolico con l'intenzione di augurare del male
o danneggiare»). Si tratta di forme rozze e popolari di magia, a volte poste
in atto per ignoranza o per ingenuità, altre volte con una vera e propria
intenzione maligna. Colui che ne fa professione deve il suo nome,
sortiarius, ad una pratica molto diffusa nel Medioevo, consistente nel
prevedere e dirigere i destini con i suoi sortilegi. A sua volta, il
sortiarius non è altro che l'erede occidentale dei maghi della Persia antica
e dell'Assiria che avevano cominciato con lo studio ufficiale degli astri e
avevano finito con il ricorso a metodi occulti indirizzati ad assicurare
vendette particolari; ebbe come continuatori diversi gruppi del basso
Medioevo fino ai moderni «stregoni» di stampo popolare o di più alto profilo
«professionale».
Tra la nostra gente è molto diffusa l'idea della «fattura» eseguita a danno
di qualcuno. Essa viene generalmente intesa come un atto di maledizione, un
gesto di condanna o un fenomeno di suggestione in grado di arrecare del male
a coloro ai quali è rivolto, senza che si pensi - almeno in modo diretto o
esplicito - ad un atto di natura demoniaca. Nonostante il suo carattere di
ingenuità, tale atto è da considerare come inaccettabile dal punto di vista
cristiano nella misura stessa in cui si pone come un agire contrario alla
virtù di religione, alla giustizia e alla carità. Non si può accettare che
qualcuno desideri e operi per il male di qualcun altro. Ben più grave è il
«maleficio» che ha la presunzione di consegnare ciò che ne è l'oggetto
(elementi inanimati, animali e soprattutto persone) al potere o comunque
all'influsso del demonio. In simili casi, in quanto è attuato con questa
specifica presunzione, assume la forma della magia «nera» e costituisce un
agire gravemente peccaminoso. Alcuni fedeli si domandano: è vera la
«fattura»? Ha effetti reali? Il demonio si può servire di persone cattive e
quindi di gesti come la «fattura» o il «malocchio» per fare del male a
qualcuno? La risposta è certamente difficile per i singoli casi, ma non si
può escludere, in pratiche di questo genere, una qualche partecipazione del
gesto malefico al mondo demoniaco, e viceversa. Per questa ragione la Chiesa
ha sempre fermamente rifiutato e rifiuta il «maleficium» e qualunque azione
ad esso affine.
14. Azione di satana e possessione
La possibilità che qualcuno sia sottomesso alle forze del male e
perfino a satana è un dato attestato, in diversi modi, nell'esperienza e
nella coscienza di fede della Chiesa. Occorre ricordare che satana è in
grado di interferire con la vita dell'uomo ad un duplice livello: con
un'azione ordinaria, tentando l'uomo al male (Gesù stesso ha accettato di
essere tentato), e ciò riguarda tutti i fedeli; e con un'azione
straordinaria, permessa da Dio in alcuni casi per ragioni che Egli solo
conosce.
Questo secondo livello di azione si manifesta in svariate forme:
- come disturbi fisici o esterni, come si può constatare in alcuni fenomeni
delle vite dei santi, o infestazioni locali su case, oggetti o animali;
- come ossessioni personali, ossia pensieri o impulsi che gettano in stati
di prostrazione, disperazione o tentazione di suicidio;
- come vessazioni diaboliche corrispondenti a disturbi e malattie che
arrivano a far perdere la conoscenza, a compiere azioni o pronunciare parole
in odio a Dio, a Gesù e al suo Vangelo, a Maria e ai santi;
- come possessione diabolica, ossia come presa di possesso dei corpo di un
individuo ad opera del demonio, il quale lo fa parlare o agire come vuole,
senza che la vittima possa resistere; è chiaramente la situazione più grave.
Il Vangelo parla della possibilità di una presenza diabolica nell'uomo: il
soggetto che ne è vittima diventa come una «casa» di cui il nemico ha preso
possesso (Mc 3,22-27); e descrive interventi di liberazione da situazioni di
questo genere operati da Gesù. Per quanto di difficile interpretazione, non
si può pensare che simili interventi siano da comprendere tutti e sempre
come risposta a situazioni di dissociazione psicologica o di isterismo. A
meno di ritenere che Gesù sia stato vittima di una superstizione primitiva,
non sembra si possa accettare che il «tu» che egli usa nei suoi esorcismi
(ad esempio in Lc 4,35); (Lc 8,30-33) sia un'espressione meramente astratta,
designante un «nulla>'. Va tenuto in considerazione, peraltro, che Gesù
interviene non solo sulla possessione di ordine fisico, ma anche su quella
di ordine morale.
Le forme di influsso demoniaco, per quanto misteriose, non possono essere
interpretate solo come situazioni a sfondo patologico; esse devono ricevere
una valutazione teologica nella misura stessa in cui si presentano come in
antitesi col progetto di salvezza di Dio sulle sue creature. La persona
umana, creata a immagine e somiglianza del Creatore e redenta da Cristo, è
chiamata alla comunione con Dio e alla partecipazione della sua vita
trinitaria; tale è l'evento della grazia battesimale e il dono dello Spirito
Santo diffuso nei nostri cuori. L'azione di satana, nelle sue diverse
espressioni, si contrappone oggettivamente alla vocazione salvifica
dell'uomo e alla sua chiamata alla vita di Dio. Per questo la Chiesa non può
restare indifferente di fronte a simili casi; essa si sente autorizzata ad
intervenire. Come sacramento della salvezza di Cristo sa di aver ricevuto il
mandato di discernere e di operare per opporsi ad ogni forma di male o di
forza maligna che tenti di condurre l'uomo all'errore e si contrapponga alla
realizzazione della redenzione di Cristo nella vita dei credenti. Per quanto
sia difficile discernere i confini tra situazioni psicotiche e situazioni di
effettivo influsso demoniaco non si può - in nessun caso - sottovalutare la
gravità della sofferenza di quei fedeli che si sentono vittime di simili
fatti. Né ci si può limitare a generiche o spicciative condanne. La Chiesa
comprende la sofferenza di questi fratelli e di queste sorelle e si impegna
ad assumere - nella persona dei suoi ministri - un atteggiamento di umana
comprensione e di aiuto, evitando sia ogni eccesso di razionalismo o di
freddo distacco che ogni forma di fideismo o di ingenua credulità.
15. La libertà del cristiano e la vittoria di Cristo
Occorre precisare che l'azione di satana, anche nella forma più
grave della possessione, non può riguardare il dominio dell'anima, ma
unicamente l'uso dei corpo, come ricorda san Bonaventura, esprimendo in
proposito la posizione tradizionale della riflessione teologica: «A cagione
della loro sottigliezza o spiritualità, i demoni possono penetrare i corpi e
risiedervi; a cagione della loro potenza, possono muoverli e turbarli.
Quindi i demoni possono, in virtù della loro sottigliezza e della loro
potenza, introdursi nel corpo dell'uomo e tormentarlo, a meno che siano
impediti da un potere superiore. E ciò che si chiama possedere, obsidere...
Ma penetrare nell'intimo dell'anima è riservato alla sostanza divina».
Quanto ai motivi per i quali Dio può permettere la possessione, se ne
possono nominare alcuni, senza pretendere di svelare il mistero delle giuste
deliberazioni divine:
1. per manifestare la sua gloria (nel costringere il demonio, per bocca
dell'indemoniato, a confessare la divinità di Cristo o la gloria di Dio);
2. per punire il peccato o correggere il peccatore;
3. per istruirci e richiamarci alla lotta contro satana, alla preghiera e
alla conversione.
Aggiungiamo che, non potendo avere il dominio dell'anima, il demonio non può
servirsi della libertà umana, così come si serve degli organi corporali per
farli agire a modo suo. Tutti i mezzi che egli è capace di mettere in gioco,
per indurre l'uomo a volere ciò che egli vuole, sono il timore, il terrore e
il fascino prodotto nella mente dalla potenza straordinaria che si manifesta
negli effetti prodotti nel corpo. Di conseguenza, la perdita della libertà
nell'uomo può derivare solo da un suo volontario rifiuto. Il cristiano sa di
custodire in sé la capacità di resistere agli influssi del demonio: in lui
infatti la verità della fede è il principio di una nuova libertà (Gv
8,32-36); (Gal 5,1.13). La vittoria di Gesù, per mezzo della croce e della
risurrezione, comporta la definitiva sconfitta di satana (Gv 12,31-32). Il
cristiano è consapevole di essere stato reso partecipe di questa vittoria
(Gv 16,33). La sua fiducia di fronte alle insidie diaboliche si fonda sulla
grazia di Dio che conferisce alla libera volontà dell'uomo il potere di
partecipare efficacemente alla lotta vittoriosa di Cristo:
«Il Signore è fedele; Egli vi custodirà dal maligno».
«Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?», esclama Paolo. E conclude: «Io
sono infatti persuaso che né morte, né vita, né angeli né principati, né
presente né avvenire, né potenze né altezze, né profondità, né alcun'altra
creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro
Signore» (Rm 8,31-39).
E tale è la certezza indistruttibile del cristiano. Egli è cosciente di
un'azione di satana nel mondo e del pericolo che essa rappresenta (Ef
6,11-12), ma non vive in alcun modo nella paura perché è certo che in
Cristo, suo Signore e Maestro, questa azione è stata definitivamente vinta.
Egli professa la sua speranza, colma di gioia e di fiducia, nella piena
manifestazione della gloria di Dio e dei redenti nella Gerusalemme celeste.
Nell'attesa egli si impegna ad essere vigilante come un padrone di casa o la
vergine della parabola in attesa dello Sposo (Mt 24,37-44); (Mt 25,1-13) e a
moltiplicare i talenti ricevuti in dono per essere riconosciuto come un
«servo buono e fedele» quando il Signore tornerà per portare a compimento la
sua opera (Mt 25,14-30).
16. Discernimento e livelli di intervento della Chiesa
Il tempo della Chiesa è un tempo di crisis, di scelta e di
combattimento contro le potenze del male, i «principati» e le «potestà». Il
tentatore, nonostante la sconfitta, continua ad ostacolare la piena
attuazione del progetto salvifico di Dio nella storia. La Chiesa è coinvolta
«in prima persona», a nome di Cristo e nella potenza del suo Spirito, in
questo «TeoDramma», secondo la felice espressione di un teologo
contemporaneo.
Compito fondamentale della Chiesa, in questo frattempo, è di discernere la
realtà dell'azione di satana da fenomeni di altro genere e riconoscere volta
per volta i casi che rientrano in essa. Può infatti accadere, specie in un
ambiente così fortemente caratterizzato dai prevalere di forme di pensiero
magico, occultista e superstizioso, che una persona afflitta da
psicopatologie più o meno gravi ritenga di essere vittima di influssi o
addirittura di possessione satanica, senza che ve ne sia un reale motivo, ma
solo per un fenomeno di suggestione.
Il Rituale degli esorcismi invita i pastori alla massima prudenza nel
distinguere «rettamente i casi di assalti diabolici da una certa credulità
per cui anche dei fedeli ritengono di essere oggetto di maleficio, di mala
sorte o di maledizione, che sarebbero inferte da altri sopra di loro. Non
neghi loro l'aiuto spirituale, ma in nessun modo compia esorcismi; dica
piuttosto alcune preghiere con loro e per loro, affinché trovino la pace in
Dio». Lo stesso Rituale, al n. 67, offre precise indicazioni in merito. E
evidente che in tali situazioni si richiede una grande attenzione e saggezza
pastorale. Non qualsiasi richiesta di intervento equivale ad un caso di
influsso demoniaco. Si deve inoltre ricordare che, come esistono molteplici
forme di azione di satana sull'uomo, così esistono diversi livelli di
intervento della Chiesa. L'esorcismo è per sé riservato solo ai casi di
possessione diabolica sufficientemente accertati; tali casi sono i più
gravi, ma anche i più rari. In tutte le altre situazioni, dall'infestazione
locale all'ossessione e alla vessazione diabolica, sarà opportuno ricorrere
anzitutto ad altre forme di intervento come:
- l'ascolto della parola di Dio e lo spirito di penitenza e di conversione,
- la preghiera prolungata personale e il digiuno come invita a fare il
Vangelo (Mc 9,29),
- preghiere speciali di liberazione, nelle forme previste dall'Ordinario,
fatte in gruppo o da persone incaricate,
- la celebrazione dei sacramenti e dei sacramentali valorizzati nel loro
pieno significato.
Queste diverse forme di intervento sono altrettante forme di azione della
Chiesa che intercede per i suoi figli e diffonde la grazia salvifica del
Risorto nel mondo. «Ciò va detto in particolare nei casi di vessazione da
parte dei diavolo verso i battezzati, nei quali il mistero della
misericordia sembra in qualche modo oscurarsi. Quando si verificano
situazioni del genere, la Chiesa implora Cristo e, confidando nella sua
potenza, offre particolari aiuti ai fedeli, perché siano liberati da tale
vessazione».
Il fedele oppresso dalla vessazione sia esortato, almeno quando ciò è
possibile, a pregare Dio, a compiere atti di mortificazione, a rinnovare
frequentemente la fede battesimale, a celebrare il sacramento della
riconciliazione e a fortificarsi con la santa Eucaristia.
Le stesse esortazioni siano in pari tempo rivolte ai parenti e amici e alla
stessa comunità dei credenti, in modo che la preghiera e la vita di grazia
dei molti gli sia di aiuto e di esempio.
17. Gli esorcismi
Soltanto dopo aver fatto uso di tutti i mezzi che la Chiesa offre,
ci si orienti a far ricorso all'esorcismo. Si tratta, in questo caso, di un
vero e proprio sacramentale. «La Chiesa è stata sempre sollecita nel
disciplinarlo, specialmente se lo si compie informa di celebrazione
liturgica. Negli esorcismi, infatti, si esercita il potere e l'autorità
della Chiesa sui demoni». Questo ministero - nella sua forma pubblica - è
esclusivo dei Vescovi e dei presbiteri a cui sia stato delegato dai loro
Ordinari.
«L'esorcismo mira a scacciare i demoni o a liberare dall'influenza
demoniaca, e ciò mediante l'autorità spirituale che Gesù ha affidato alla
sua Chiesa. Molto diverso è il caso di malattie, soprattutto psichiche, la
cui cura rientra nei campo della scienza medica. E importante quindi
accertarsi, prima di celebrare l'esorcismo, che si tratti di una presenza
dei Maligno, e non di una malattia».
Tale opera di discernimento deve essere svolta prima in modo accurato, ma lo
stesso esorcismo assolve - in parte - a questa funzione in relazione ai
segni che lo precedono, lo accompagnano e lo seguono. «Secondo la prassi un
tempo riconosciuta si considerano come segni specifici:
proferire molte parole in una lingua sconosciuta o capire chi la parla;
manifestare cose lontane o occulte; dimostrare forze superiori alla natura
dell'età o della condizione». Questi segni costituiscono d'altronde solo dei
primi indizi. Ad essi vanno collegati quelli di carattere morale, come
l'avversione alle realtà religiose, il rapporto tra il comportamento del
soggetto nei confronti della fede e della vita cristiana e il fallimento di
tutte le altre pratiche. I segni vanno inoltre interpretati caso per caso.
Sul piano della catechesi si dovrà operare perché i credenti non cerchino
nell'esorcismo una sorta di magia che funziona: bisognerà educarli nella
maniera più adeguata e corretta. Sul piano liturgico, facciamo nostra la
raccomandazione del rituale perché «l'esorcismo si compia in modo che
manifesti la fede della Chiesa e che da nessuno ragionevolmente possa essere
considerato come un'azione magica o superstiziosa. Bisogna inoltre evitare
che diventi spettacolo per i presenti o venga divulgato con i mezzi di
comunicazione sociale».
18. Le benedizioni
Nell'ambito dell'agire sacramentale della Chiesa, un significato
particolare lo occupano le benedizioni. Se gli esorcismi esprimono la lotta
della Chiesa contro le potenze del male, le benedizioni manifestano lo
splendore della salvezza del Risorto ormai presente nella storia come un
principio nuovo di trasfigurazione della vita dell'uomo e del cosmo.
«Benedire» è infatti un atto sacramentale della Chiesa nel quale si
manifesta la fede nella presenza operante di Dio nel mondo e la vittoria
pasquale del Signore Gesù. Va valorizzato in questo senso il nuovo
Benedizionale, edito adesso anche in italiano, il quale offre una ricca
serie di formulari di benedizione sulle persone, sui gruppi familiari, sulle
dimore e sulle attività dell'uomo, sulle diverse circostanze e situazioni di
vita. Occorre soltanto che il concetto di benedizione e il ricorso ad essa
siano adeguatamente compresi, evitando sovrapposizioni o collusioni tra il
corretto pensare della Chiesa e una mentalità a sfondo superstizioso che può
finire per ridurre la preghiera di benedizione ad un atto più o meno magico.
Secondo la concezione biblica, ripresa e ripresentata dalle «premesse» al
Benedizionale, l'atto di benedizione si articola in un duplice movimento:
ascendente e discendente. Dio è il benedetto e il benedicente. II primo
movimento è quello della lode di Dio, una lode colma di riconoscenza e di
ringraziamento, per le opere mirabili che Egli ha compiuto in nostro favore
sia nell'ordine della creazione che della redenzione; è Lui infatti che per
primo, fin dall'eternità «ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale
nei cieli in Cristo» (Ef 1,3). E a partire da questa consapevolezza che
deriva il secondo movimento della benedizione, quello discendente: Dio è il
benedicente, Colui che è invocato perché ci doni la sua grazia e la sua
protezione nelle molteplici situazioni personali, familiari e sociali della
vita.
Come scrive il Benedizionale: «Dio infatti benedice comunicando e
preannunciando la sua bontà. Gli uomini benedicono Dio proclamando le sue
lodi, rendendo grazie, tributandogli il culto e l'ossequio della loro
devozione. Quando poi benedicono gli altri, invocano l'aiuto di Dio sui
singoli e su coloro che sono riuniti in assemblea». La benedizione, in
quanto sacramentale, richiede una fondamentale attitudine di fede per essere
operativa di ciò che significa, ed esige una risposta di vita in rapporto a
ciò che con essa si celebra. «Bene-dire» (bene-dicere), come evoca il nome,
anche in ebraico (barak) e in greco (eu-logein), significa «dire- bene» di
Dio, perché, riconoscendolo e implorando il suo aiuto e l'intercessione di
Maria e dei santi, Egli possa donarci i suoi beni, nel vissuto concreto
della nostra esistenza cristiana. I presbiteri, dunque, si offrano
volentieri a coloro che richiedono particolari benedizioni su persone e
cose, ma si preoccupino ogni volta di spiegare, con cura e chiarezza, che
nessuna benedizione ha efficacia senza le dovute disposizioni di chi la
richiede, a cominciare dalla rinuncia al peccato. In caso contrario, la
benedizione rischia di essere svuotata del suo autentico significato fino al
pericolo di essere assimilata alla stregua di un amuleto o oggetti simili, o
di venir ridotta ad un gesto alienante dalla fede e dalla coerenza di vita
richiesta dal Vangelo.
Conclusione
URGENZA DI UNA NUOVA EVANGELIZZAZIONE
19. Magia e nuova evangelizzazione
La problematica affrontata in questo documento si connette in
ultima analisi con l'esigenza di quella «nuova evangelizzazione» di cui il
Santo Padre si è fatto in questi ultimi anni testimone e portavoce
instancabile. La ricerca del «magico», nelle sue diverse forme, deriva da un
bisogno di significati e di risposte che la società odierna non è in grado
di dare, specie nel quadro di una crescente situazione di insicurezza e di
fragilità. Il ricorso alla magia e alle singole pratiche di divinazione
diventa conseguentemente una compensazione al vuoto esistenziale che
caratterizza la precarietà del nostro tempo. E entro questo vuoto -
riguardante gli stessi cristiani che non hanno maturato una fede adulta -
che si pone l'urgenza di un annuncio autentico ed entusiasmante del Vangelo
e della grazia di Cristo. Solo una capillare ed estesa riscoperta dei
genuino senso della religione e della fede in Dio, Padre, Figlio e Spirito,
permette di rispondere nel modo più adeguato ai dilagare della magia, nelle
sue molteplici forme antiche o recenti, e di far luce sulle questioni
relative al discernimento dell'azione di satana nel mondo. Occorre tornare a
proclamare con rinnovato vigore, come agli albori della Chiesa, che solo
Gesù, il Risorto vivente in eterno, è il Salvatore, e che «in nessun altro
c'è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo
nel quale è stabilito che possiamo essere salvati» (At 4,12).
Gli «operatori dell'occulto» trovano terreno fertile solo là dove c'è
assenza e vuoto di evangelizzazione. A questi operatori - e alle loro
vittime - dobbiamo ricordare, come abbiamo ripetutamente detto in questa
Nota, che il loro agire è fuorviante e in antitesi alla verità e alla
consistenza della fede. La nuova evangelizzazione, mentre propone la
pienezza dell'esistenza cristiana, non deve disattendere di farsi coscienza
critica e denuncia di tutte quelle forme di magia che - a diverso titolo tra
magia «bianca» e magia «nera» - si oppongono ai contenuti della fede e ad
una visione della vita in corrispondenza alla rivelazione di Dio consegnata
alla Chiesa. Si richiede in questo campo grande attenzione pastorale e
assoluta chiarezza di principi. Positivamente si deve ridare il ruolo che
loro compete all'ascolto della parola di Dio, alla celebrazione dei
sacramenti in quanto atti di Cristo e della Chiesa e segni efficaci della
grazia pasquale, e all'eucaristia, fonte e culmine di tutta la vita dei
cristiani. «Nella santissima eucaristia, infatti, è racchiuso tutto il bene
spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo, nostra Pasqua e pane vivo
che, mediante la sua Carne vivificata dallo Spirito Santo e vivificante, dà
vita agli uomini i quali sono in tal modo invitati e indotti a offrire
assieme a Lui se stessi, il proprio lavoro e tutte le cose create» (PO 5).
20. Nuova evangelizzazione e demonologia
Nell'ambito dell'evangelizzazione non si deve in alcun modo
sottovalutare il primato del mistero di Cristo, della sua morte e
risurrezione su ogni altro aspetto. La stessa demonologia e i problemi che
essa pone, per quanto gravi come si è avuto modo di segnalare, non
rappresentano un «primum» in una visione adulta e integrale della fede e
all'interno di un corretto concetto della gerarchia cristiana delle verità.
Il primato spetta a Dio, all'incondizionata fiducia che si deve a Lui, al
suo Figlio Gesù e allo Spirito Santo che egli diffonde nella vita ecclesiale
sia nell'ascolto della parola di Dio che nella celebrazione dei gesti
sacramentali. Il primato spetta a Dio e alla sua rivelazione salvifica.
Satana e i demoni sono solo delle creature, non un principio equivalente a
Dio o a Lui parallelo e contrapposto; come esseri creati sono assolutamente
soggetti al Creatore e alla sua potenza e non possono in alcun modo dominare
l'anima dell'uomo o cancellare la sua libertà.
Il fenomeno dell'azione di satana sull'uomo, fino alla grave situazione di
possessione, rimane un fatto complesso e sempre difficile da interpretare,
specie per quanto concerne la sua reale individuazione. In proposito
riteniamo utile offrire alcune indicazioni in ordine all'agire della Chiesa
e alla carità pastorale dei presbiteri:
- i sacerdoti si occupino con benevolenza delle persone che si dichiarano
«possedute» e cerchino di discernere le diverse situazioni che si presentano
loro con grande prudenza e spirito di sapienza, pregando e invocando la luce
dello Spirito Santo sul loro ministero e per questi stessi fedeli;
- nei casi più gravi o di difficile comprensione si rivolgano al Vescovo, il
quale provvederà a nominare un suo delegato, particolarmente competente nel
discernere i segni della vera possessione e in grado di celebrare
l'eventuale intervento di esorcismo.
Come suggerisce il Rito degli esorcismi, nei casi in cui non si è
sufficientemente sicuri se si è di fronte ad una reale situazione di
possessione non si compia l'esorcismo, limitandosi alle altre forme di
intervento, come si è detto in precedenza. In ogni caso ci si faccia aiutare
da esperti di medicina e di psichiatria, scientificamente preparati e
professionalmente stimati. Sarebbe opportuno, a questo riguardo, pensare ad
istituire in ogni diocesi - qualora non fosse già presente - un gruppo
interdisciplinare di esperti che collabori, in una forma stabile, con il
Vescovo e con i presbiteri incaricati come gruppo di competenza, di
consiglio e di aiuto nel discernimento dei singoli casi.
21. Operatori pastorali e nuova evangelizzazione
La problematica segnalata in questa Nota non riguarda solo alcuni
casi o alcune persone incaricate; essa concerne tutti i fedeli e tutti gli
operatori pastorali. Come si è avuto modo di verificare, il fenomeno della
magia è più ampio del solo fatto della possessione diabolica e mette in
discussione l'identità stessa del cristianesimo e del suo annuncio agli
uomini di oggi. Tenendo conto del dilagare delle pratiche magiche, sia sotto
l'aspetto dell'occultismo e dell'esoterismo che del sincretismo religioso e
dei nuovi gruppi settari, si richiede negli operatori pastorali una reale
conoscenza del fenomeno della magia, delle tendenze di pensiero e di prassi
a cui essa rimanda e delle deformazioni mentali che induce negli stessi
soggetti da evangelizzare.
A riguardo auspichiamo quanto segue:
- gli operatori pastorali, adeguatamente formati, svolgano ai vari livelli
un'opera intelligente di evangelizzazione che prevenga i fedeli e li
illumini di fronte ai pericoli di un errato concetto di cristianesimo,
sviluppando al massimo la dimensione positiva e la ricchezza dell'annuncio
evangelico in ordine alle aspirazioni e alle domande degli uomini di oggi;
- i sacerdoti, in particolare, sia nell'omelia domenicale che nell'esercizio
del loro ministero di confessione e di direzione spirituale, mettano in
guardia i fedeli dal pericolo di una ricerca smodata dello «straordinario»
nella fede e da un'immatura comprensione del senso della demonologia
nell'insieme gerarchico delle verità della fede;
- particolare attenzione sia posta alla tendenza di alcuni a lasciarsi
attrarre da «apparizioni private» e fenomeni carismatici di dubbia
provenienza: si ricordi che eventuali «manifestazioni» del Signore, della
Vergine Maria e dei santi, non rientrano nelle verità «fondamentali» della
fede e che comunque esse devono essere valutate con estrema prudenza; tali
esperienze conservano un carattere privato e non è mai consentito
enfatizzarle o farle diventare un sostitutivo dei contenuti autentici dei
Credo.
22. L'assoluta e insostituibile Signoria di Cristo
A conclusione di questa Nota vogliamo ribadire l'assoluta e
insostituibile Signoria di Gesù Cristo non solo nella vita della Chiesa, ma
nella stessa storia dei cosmo e dell'umanità: «Egli infatti è l'immagine di
Dio invisibile, generato prima di ogni creatura, poiché per mezzo di Lui
sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra,
quelle visibili e quelle invisibili... Tutte le cose sono state create per
mezzo di Lui e in vista di Lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte
sussistono in Lui» (Col 1,15-1 7). II Signore Gesù e Lui solo è l'Alfa e
l'Omega, il Principio e la Fine (Ap 1,8). Lui e Lui solo ha il potere e la
gloria nei secoli dei secoli (Ap 11,15-18), Egli che ha fatto precipitare
l'accusatore degli uomini e ha reso vittoriosi i suoi fratelli (Ap
12,10-12). Lui e Lui solo ha promesso il dono gratuito dell'acqua della vita
a coloro che saranno vittoriosi sul male e su ogni forma di «stregoneria»
(Ap 21,6-8). Chi ha scoperto Gesù Cristo non ha bisogno di andare a cercare
la salvezza altrove. Egli è l'unico e autentico Redentore dell'uomo e del
mondo. Sgorga da questa certezza la gioia della nostra fede. Come Giovanni,
lungo tutto il cammino della vita, possiamo proclamare la dossologia del
popolo dei redenti, nell'attesa dell'ingresso definitivo nella patria
gloriosa: «A colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo
sangue, che ha fatto di noi un regno di sacerdoti per il suo Dio e Padre, a
lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen» (Ap 1,5-6).
+ Card. Silvano Arciv. di Firenze + Gaetano Arciv. di Siena-Colle Val
d'Elsa-Montalcino + Alessandro Arciv. di Pisa + Bruno Arciv. di Lucca +
Alberto Vesc. di Livorno + Alberto Vesc. di Montepulciano-Chiusi-Pienza +
Giovanni Vesc. di Arezzo-Cortona-Sansepolcro + Simone Vesc. di Pistoia +
Luciano Vesc. di Fiesole + Eugenio Vesc. di Massa Carrara-Pontremoli + Vasco
Giuseppe Vesc. di Volterra + Edoardo Vesc. di S. Miniato + Giacomo Vesc. di
Pitigliano-Sovana-Orbetello + Angelo Vesc. di Grosseto + Gastone Vesc. di
Prato + Vincenzo Vesc. Aus. di Livorno + Giovanni Vesc. di Pescia +
Michelangelo Abate di Monteoliveto
PREGHIERA A SAN MICHELE ARCANGELO O Principe gloriosissimo
delle milizie celesti, San Michele Arcangelo, difendici nei combattimenti e
nelle lotte terribili che dobbiamo sostenere in questo mondo, contro il
nemico infernale. Vieni in aiuto agli uomini, combatti ora coll'esercito
degli angeli Santi le battaglie del Signore, come già pugnasti contro il
capo degli orgogliosi, Lucifero, e gli angeli decaduti che lo seguirono. Tu
Principe invincibile, soccorri il popolo di Dio e procuragli la vittoria. Tu
che la Santa Chiesa venera come custode e patrono e si gloria di avere a suo
difensore contro le malvagie dell'inferno; Tu a cui l'Eterno ha confidato le
anime per condurle nella celeste beatitudine, prega per noi il Dio della
pace, affinchè il demonio sia umiliato e vinto e più non possa tenere gli
uomini sotto la schiavitù, nè nuocere alla Santa Chiesa. Offri al trono
dell'Altissimo le nostre preghiere affinchè le sue misericordie scendano
tosto su noi e l'infernale nemico più non possa sedurre e perdere il popolo
cristiano. Così sia.